martedì 17 giugno 2008

A Elena e Filippo (nel giorno del loro matrimonio, il 13/6/ 2008)



Vorrei trasmettervi anch’io un augurio.
E siete voi a suggerirmelo, con il pieghevole che mi avete mandato per rendermi partecipe di ciò che si sarebbe realizzato in questo giorno.
Su un lato di questo cartoncino, preparato con molta cura, trovo una vignetta senza parole che vi ritrae nell’atto di scambiarvi un bacio.
Il bacio è il segno di una raggiunta armonia, è l’immagine più trasparente del volersi bene e del sentirsi amati, è la parola più espressiva per confidare l’ineffabilità del proprio amore.
Ricordo che la tenerezza di un bacio scambiato da due giovani in piazza S. Pietro commosse anche quel grande patriarca di tutta la cristianità che è stato Papa Giovanni XXIII il quale, dalla finestra del suo studio, silenziosamente ma con un sorriso di compiacimento, tracciò su quei due giovani un segno di benedizione.
Anch’io in questo momento mi sento di benedirvi, di dire bene di voi.
Ma perché il bacio possa esprimere la poesia dell’amore, richiede il coinvolgimento di tutto il proprio essere.
E la vignetta del vostro pieghevole lo dimostra con chiarezza.
Vedo Elena che si protende, sollevandosi perfino sulla punta dei piedi, per offrirsi al bacio di Filippo.
Ma a me piace immaginare anche le parti rovesciate.
Perché tra i due che pure si vogliono bene c’è sempre una distanza da superare, un décalage, direbbero i francesi, da colmare.
C’è di mezzo, infatti, il mistero profondo, irriducibile di una persona.
Una coppia è sempre un incontro di due mondi ciascuno dei quali è mistero per l’altro.
Il matrimonio è perciò una interminabile educazione alla diversità.
E’ quello che ci ricorda anche Gibran quando scrive: “Ciascuno nella coppia sia il custode della solitudine dell’altro”, cioè della sua alterità, del suo mistero.
Come è possibile sostenere questa situazione esposta sempre a tante tensioni e possibili conflitti?
Guardo ancora la vignetta che vi ritrae e trovo che a sostenere Elena nel suo protendersi verso Filippo c’è una pila di libri.
Saranno - ho pensato – libri su cui si sta ancora affaticando Elena.
Ma a me piace interpretare diversamente questo dettaglio.
I libri che sostengono Elena (ma in questo caso dovrebbero sostenere anche Filippo) sono libri che racchiudono la saggezza a cui attingere perché la vostra vita di coppia possa svolgersi in modo armonico.
Tento di dare un nome a qualcuno dei libri motivandone le ragioni.
Enzo Bianchi dice che amare consiste in due cose: ascoltare e cucinare cose buone per la persona che si ama.
Sul fatto dl saper cucinare non ho suggerimenti da dare: so infatti che “giocate in casa”.
Ritengo invece che nella vostra biblioteca ideale non dovrebbe mancare mai un volume con le immagini del vostro viaggio di nozze o di un viaggio che vorreste fare.
E questo per ricordare che il matrimonio non deve essere visto come una meta raggiunta, ma come l’inizio di un viaggio atteso da tanto tempo.
Il matrimonio è sempre stato pensato come viaggio.
Il viaggio di nozze infatti, caratteristico della nostra come di altre culture, è inteso come un cammino verso un paese ignoto, in cui non sia possibile prevedere tutto.
Il paese ignoto verso cui andate è l’incontro con colui o colei che vi sta al fianco.
Non c’è infatti lontananza più grande di quella che separa l’uomo dalla donna.
A questo punto consiglierei un libro di spiritualità.
Ce ne sono tanti, e tutti molto belli, ma vorrei proporvi un piccolo saggio di un autore, Luigi Pozzoli, che conosco molto bene.
D questo breve scritto, che si trova in Caro amico, lasciate che vi citi almeno un passaggio dedicato alla tenerezza:
“La tenerezza è soprattutto indulgenza e misericordia.
E’ difficile amare senza concedere all’altro la libertà di sbagliare.
Ci fosse la capacità di ridere e di sorridere della nostra vulnerabilità e fragilità, sarebbe tutto più semplice e più leggero.
Un po’di quell’umorismo che nasce dall’amore può sdrammatizzare tante situazioni che altrimenti si farebbero pericolose”.
Ho detto tutto?
So che vi ho già rubato molto tempo.
.Ma non posso chiudere senza ricordare il volume più grosso, quello che sta sopra gli altri nella vignetta a cui ci siamo riferiti.
E’ da questo volume che voi avete ricavato i passi della meravigliosa liturgia di questa mattina,
Ma della bellezza del matrimonio così come è stato sognato da Dio, si parla già nelle prime pagine.
Dio aveva davanti a sé le meraviglie scaturite dalla sua azione creativa tra cui spiccava l’immagine incantevole della prima coppia, quando pare (è Moni Ovadia che racconta prendendo da una tradizione ebraica) che si sia lasciato sfuggire questa battuta: “Speriamo che tenga”.
Eh no, noi siamo certi che la vostra coppia è destinata a tenere.
Ve lo dice la cospirazione festosa dei vostri amici che in coro gridano: “Evviva per Elena e Filippo oggi sposi!”.
E ad avvalorare questa certezza c’è lo Spirito di Dio., il soffio, il respiro di Dio che non è altro se non amore.
E’ un dono che oggi voi ricevete in modo privilegiato e che da voi trabocca su tutti gli amici che vi vogliono bene.

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