Ogni tanto mi capita di leggere un libro che mi colpisce particolamente per la sua bellezza, per i suoi contenuti, perché si conforma perfettamente allo stato d'animo in cui mi to in cui lo sto leggendo…e allora comprendo di aver trovato un tesoro prezioso, da conservare gelosamente nel mio cuore e nella mia mente, oltre che nella mia libreria, ma, allo stesso tempo, da condividere con gioia e complicità con gli amici.
Il libro di cui vi parlo "Pensieri vagabondi" per me è stato davvero un tesoro. Sarà un po' difficile da recensire, perché si tratta del diario dell'autore: per me, leggere un diario è come entrare in contatto diretto con chi l'ha scritto e, in un rapportarmi con lui. Mi sarà forse arduo cercare di scavare ancora un po' nei suoi pensieri per rendere l'idea dei contenuti e delle sensazioni che questa lettura mi ha donato.
Eppure, quando questo libro mi è stato regalato ho storto un po' il naso…e molti di voi, dopo aver letto forse questa opinone mi commenteranno "utili info...ma, grazie, non è il mio genere."
"Pensieri vagabondi" è infatti il diario di Luigi Pozzoli, fino a poco tempo fa parroco di S. Maria al Paradiso di Milano, che, per la cronaca, è stata la mia parrocchia (e l'autore di questo libro mio parroco) nei tempi in cui a Milano ho vissuto. Don Luigi mi è sempre sembrato una persona un po' schiva, molto profonda, molto filosofica, uno dei pochissimi sacerdoti -lo ammetto- di cui riesco ad ascoltare le omelie senza noia o, peggio, irritazione.
"Grazie" ho detto dunque, con un sorrisetto, quando mi è stato consegnato il libro, ma intanto pensavo: " E dai, mamma, mi regali il diario del parroco! Lo sai che sono credente, ma con molti (troppi) dubbi e che non mi metto certo a leggere prediche…." . Ma mia mamma che, da madre, sa leggere ogni mio sguardo, non si è scomposta di una virgola "Tu leggilo, poi mi dirai".
Per qualche giorno io e questo libro ci siamo guardati dubbiosi, ma poi, capita un attimo in cui troppi pensieri affollano la mia mente e ho bisogno di distrarmi…ho un po' di libri in lista d'attesa e incomincio con un paio di gialli di quelli che so che mi prendono dalla prima all'ultima pagina. Niente da fare. Questa volta non funzionano.
"Pensieri vagabondi" è ancora lì, che mi guarda tranquillo. Oh, va bene, proviamo….
"Perché l'ho dimenticato in questi mesi, come se neppure l'avessi ricevuto? E' triste pensare che si è così poco attchiudono il sapore più bello della vita. Ma le invenzioni dell'amore possono riportare alla luce ciò che era sepolto e suggerire una nuova emozione. Come a farsi beffe del nostro dimenticare".
Non l'ho mollato più fino alla fine.
Dalle pagine di questo diario emerge una persona, che già sapevo essere notevole, straordinaria nella sua umanità e nella sua sensibilità. Niente di quello che mi sarei aspettata dal diario di un prete, tutto di quello che avrei amato scrivere io stessa in un diario…compreso, perché no, un gioioso abbandono, pieno di stupore, ad una fede profonda:
"Signore, dammi di danzare sempre con grande gioia la mia fede."
I suoi pensieri vagabondi, spesso fermati sulla carta nelle ore serali, si rincorrono con una leggerezza straordinaria, ma quanta profondità in questa leggerezza! Tuttavia, a ben vedere, riprendendo una riflessione di Paul Valery, i suoi suoi pensieri suggeriscono la leggerezza dell'uccello, non della piuma, "in una dimensione sconfinata di libertà, senza mai perdere l'orientamento".
I temi affrontati, oltre naturalmente alla fede, sono molto umani, don Luigi parla dei suoi viaggi, dei suoi amici, delle sue passeggiate per Milano, della sua insofferenza per certi atteggiamenti della Curia, dei gesti semplici della vita che rendono grandi le persone che li compiono…e a tutti regala un pensiero di una sensibilità profonda. Di fronte ad un "mestiere" che lo porta, per forza di cose, ad affrontare miserie e sofferenze della vita, non cessa di protupore. Ne esce il ritratto di un uomo profondo, e tuttavia ben conscio della realtà in cui vive e non da essa estraniato, ma, anzi, intensamente presente.
Persino i gesti e le abitudini quotidiani diventano incredibile spunto di riflessione…anche il disordine cronico in cui tiene i suoi libri….
"Aiutami a raccogliere, nella mia vita, qualche foglio sparso, abbandonato, lasciato al bizzarro gioco del caso.
Ma quando vedessi che altri fogli sono troppo sistemati, scompigliali pure in un'allegra confusione che mi faccia un poco ammattire, per darmi il senso dell'incerto, del provvisorio, dell'incosistente, del buffo mistero che a volte è la vita."
Non manca, infatti, una gran dose di ironia che, se possibile, rende ancora più lieve questa straordinaria lettura. Si legge come un romanzo, questo diario, e già so che d'ora in poi se ne starà come un amico sul mio comodino.
Mi ha lasciato, se possibile, un unico rimpianto: la consapevolezza di trovarmi di fronte ad una persona stupenda, quale io, purtroppo, non sarò mai.
So da mia mamma che Don Luigi da poco non è più parroco, essendo andato "in pensione" (si dice così anche per i sacerdoti? Non so), ma a lui va il mio saluto e il mio più sincero "grazie".
E se per caso vi capita di imbattervi in questo libro...lasciatevi tentare.
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Vi saluto con un ultima citazione dal diario, ripresa da un dialogo del decalogo 1 di Kieslowski:
"Che cosa è Dio? domanda il bambino.
La madre lo stringe tra le braccia e gli chiede: "Che cosa provi?"
"Ti voglio bene" risponde il bambino.
"Ecco, Dio è questo."
(cfr. http://www.ciao.it/Pensieri_Vagabondi_L_Pozzoli__Opinione_764831)