Volendo conservare per questi pensieri vagabondi un’intonazione semiseria o, se si preferisce, agrodolce, ho pensato di riagganciarmi alla serie dei capita, iniziata e subito interrotta il 18 febbraio dello scorso anno.
Capita che uno, dopo avere confidato al suo medico curante un principio di scialorrea, si senta fare da lui questo discorso:”Un rimedio veramente ci sarebbe. Basterebbe un trattamento al botulino che di solito serve alle signore per togliersi qualche ruga di troppo, ma che, la prego di credermi, può essere efficace anche nel caso suo”.
E capita che dopo il trattamento uno si trovi con qualche ruga in meno e con le labbra più umide di prima.
Nb. E’ meglio comunque avere le labbra umide che le labbra rosse di certi monsignori.
La spiegazione di queste labbra rosse?
E’ in una feroce battuta che vi risparmio.
Capita che uno, contemplando un tenero asinello che entra ad arricchire la sua collezione, si abbandoni a questa patetica confidenza: “Sai quanto ero bello anch’io alla tua età?”.
Capita che, vedendo una folla di giovani dalla vitalità prorompente, sia tentato di consolarsi richiamando una sentenza amara: “La giovinezza è una malattia da cui si guarisce in fretta”.
E’ capitato che nei giorni delle olimpiadi, vedendosi sopravanzare con passo troppo spedito da qualcuno incurante del suo badante muto, lo abbia inseguito con questa tacita rivalsa: “Lei non sa che io potrei vincere un oro alla prossima olimpiade dei paraplegici”.
Capita che, quando gli succede di concelebrare, come in questi giorni, con un confratello dalla voce incredibilmente stentorea, si ritrovi con la sua non-voce a formulare questo commento: “Dio li fa, poi li accoppia”.
Capita che, ricevendo dall’amico “vaticano” un biglietto d’augurio con una vistosa croce “arcivescovile” a precedere la firma, si consoli pensando: “Anche a me presto succederà la stessa cosa. Anzi, per firmare mi basterà una croce, senza più neanche il nome”.
Capita che, quando qualcuno si permette di rammentargli i possibili esiti del suo attuale stato di salute, si dica tra sé “D’accordo, tutto è possibile, salvo il caso che io possa essere colpito da quella vagina pectoris (sic) di cui mi parlava con una certa apprensione una gentile signora non molto tempo fa.
Capita che, trovandosi circondato da una folla di Maddalene, di cirenei, di buoni samaritani, si domandi: “Non sarà che presto debba aspettarmi la croce?”.
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Capita che la serie dei capita si allunghi sempre più tanto da entrare in concorrenza con le litanie della nonna che allora sembravano interminabili.
E capita che, per non procurare ad altri la noia provata in quei momenti, abbia il coraggio di dire: “Per ora può bastare”.